La costituzione dell’Associazione Produttori del Nizza è stata un’esperienza incredibile per questa parte del Monferrato: un gruppo di produttori è diventato associazione, punto di riferimento di una denominazione di eccellenza.
La parola stessa, Associazione, significa operare insieme ad altre persone per raggiungere uno scopo comune. Già dal nome si intuisce che alla base del progetto c’è la persona, il produttore, il viticoltore, donna o uomo, con il suo unico e personale modo di coltivare la vigna, d’intendere il vino, di sentire la collina, la terra.
Questo è il segreto del Nizza, della sua Associazione nata nel 2002: la capacità di ogni socio, (per niente scontata) di mettersi al servizio di un obiettivo condiviso. È un gruppo di produttori visionari e promotori di una sottozona, con il sogno di trasformarla in una nuova e forte denominazione dai connotati ben delineati.
Questo “sentimento” è percepito con chiarezza da chi è all’esterno o da chi si avvicina per la prima volta al modo di fare associazione. Il clima che si respira è di progettualità, dinamicità, voglia di fare, rispetto e confronto.
A fine anni 90, spinti dalla consapevolezza che il vitigno barbera potesse dare vini dal grande carattere, e consapevoli della necessità di un diverso disciplinare che includesse zone più ristrette, i viticoltori iniziarono a lavorare per la definizione di aree geografiche ben definite per la barbera. Nacquero le “sottozone”, un laboratorio di sperimentazione che in seguito avrebbe affrontato la richiesta di una nuova denominazione: il NIZZA DOCG.
Importante laboratorio di idee fu l’allora Bottega del Vino (oggi Enoteca Regionale di Nizza Monferrato) capitanata dal mitico Tullio Mussa, persona animata da una grande passione per il suo territorio e dalla capacità di mettere intorno a un tavolo produttori di diversa estrazione, facendoli dialogare.
Nel 2000 le “sottozone” (o come le chiamavano i produttori, le “super zone”) furono riconosciute, e quella del NIZZA fu accolta con tale entusiasmo che venne costituita l’Associazione dei produttori del NIZZA, appena due anni dopo.
Da subito l’obiettivo fu quello di promuovere la sottozona NIZZA come fosse già una nuova denominazione. Furono invitati giornalisti ed esperti alle degustazioni annuali per confrontarsi e capire quale sarebbe dovuta essere la strada da percorrere.
Fu una “lucida follia” di credere all’impossibile, di andare controcorrente, di essere “visionari” e a volte anche incompresi; tuttavia, con la consapevolezza che a piccoli passi, insieme, si potesse fare, che l’impossibile diventasse possibile.
Una rivoluzione per quel periodo e per il Monferrato.
Un’intuizione geniale fu l’istituzione di una degustazione annuale pre-imbottigliamento alla cieca e obbligatoria per tutti i produttori associati, passaggio fondamentale per renderli coscienti del proprio livello qualitativo e per identificare una tipologia di prodotto a cui avrebbe dovuto tendere il NIZZA. Forse, all’epoca, fummo gli unici in Italia a farlo.
Venti viticoltori che decidono di creare un brand territoriale usando un vino con il nome di un’area, per creare un sistema di collaborazioni con le varie realtà locali, è più di un progetto: è un sogno comune.
Nel 2014 su richiesta dell’Associazione venne riconosciuta la denominazione NIZZA DOCG, regolata da un disciplinare molto rigido che prevede una produzione per ettaro di soli 70Q, consentita in soli 18 Comuni e affinamenti in cantina molto lunghi, di cui sono capaci solo i migliori vini barbera.
Risale al 1°luglio del 2016 la presentazione sul mercato dei primi NIZZA DOCG: ce l’avevamo fatta. La denominazione per cui abbiamo lavorato tanti anni era infine nata! “E non chiamatela Barbera” titola la Stampa per sottolineare come questo vino nasca da uno stretto legame con il suo territorio di origine e i suoi produttori e non solo dal suo vitigno. Ancora oggi è per noi importante questo aspetto.
NIZZA: un nome breve che condensa in poche lettere il valore di un territorio, la sua storia, la sua tradizione e il lavoro dell’uomo necessario per plasmare queste colline che hanno ricevuto il riconoscimento di patrimonio dell’umanità nel 2014. Lo stesso anno della nascita della nostra denominazione!
Ma la missione non era ancora compiuta. Iniziò allora lo studio dei terreni e la prima mappa dei cru del Nizza ad opera di ENOGEA, uno strumento che ha reso i produttori orgogliosi e consapevoli di possedere dei vigneti unici. Ogni vigna ha oggi la possibilità di esprimere un proprio carattere e la mappa li riconosce: una vera rivoluzione culturale.
Come in tutte le avventure che si rispettino, a partire è sempre un piccolo manipolo di prodi, che negli anni ha richiamato altri produttori, e oggi ne conta 67.
I giovani produttori finalmente si sono sentiti protagonisti e pertanto si sono messi in gioco, il mercato ha riconosciuto positivamente questo approccio, i prezzi dei vini sono diventati remunerativi e le vigne apprezzate.
Missione compiuta, ora? Non ancora, è solo l’inizio.
Il nostro obiettivo è continuare a migliorare la qualità a tutti i costi e, raggiunta la sostenibilità economica, investire ancora di più nel migliorare il prodotto, chiudere alle speculazioni al ribasso, far sì che i vini di questi produttori tenaci e bravi nel loro mestiere come pochi altri possano raggiungere il posizionamento che meritano. Ogni giorno alziamo l’asticella dei nostri obiettivi.
Per questo la missione non è e non potrà mai essere considerata “compiuta”.
W il NIZZA, sempre!
Un articolo scritto con orgoglio ed emozione, a 4 mani, dal Presidente Gianni Bertolino e il vice Presidente Daniele Chiappone.