Ci siamo! Il nuovo ciclo vegetativo è ufficialmente iniziato e tutto ricomincia a scorrere con una nuova energia: la vita, il lavoro, la linfa.
Viene definito risveglio vegetativo quella fase in cui tutte le piante, sotto lo stimolo delle radici e la “pressione” del rialzo delle temperature, riprendono lentamente a riattivare la circolazione del proprio liquido vitale.
Passato il periodo della quiescenza invernale in cui la pianta, per resistere al freddo, blocca la circolazione linfatica al suo interno, arriva finalmente il momento in cui si riattiva il flusso linfatico. Le radici (il vero cervello delle piante), comunicando per via ormonale e chimica alle gemme la prossima ripartenza, iniziano a immettere nel flusso linfatico i nutrienti per alimentare le zone delle gemme da cui si origineranno i futuri germogli.
Prima che questo succeda nel vigneto, il vignaiolo dovrà effettuare l’operazione manuale della legatura del capo a frutto, quello selezionato con la potatura invernale.
Questo tralcio legnoso, all’apparenza “inanimato”, che svetta nell’aria puntando verso il cielo sulla sommità dei ceppi, verrà piegato sul filo di ferro e legato ad esso. Un tempo, l’operazione di legatura veniva eseguita con legacci ricavati dall’albero di salice.
Si tratta in entrambi i casi di una “costrizione” che punta a concentrare l’alimentazione della linfa verso le gemme presenti nella zona ricurva, quasi a creare un archetto.
La legatura è un’operazione semplice, ma al tempo stesso, come molte operazioni manuali che si compiono sulla vite, complicata nel posizionarla nel periodo giusto.
Occorre infatti tenere ben presente, da un lato, l’andamento climatico (soprattutto delle temperature), e dall’altro il risveglio vegetativo della vite, che avviene fuori dal controllo del viticoltore.
Nella notte tra il 7 e l’8 Aprile di quest’anno si sono verificate le condizioni perché arrivasse la gelata conosciuta anche come “Gelata Nera”, chiamata così perché, dopo 2-3 giorni dall’evento, iniziano a vedersi i giovani germogli, ormai morti, diventare scuri.
La gelata è una massa di aria fredda sottozero (da -2/3° sino a -12/14°) che si forma per irraggiamento notturno e/o per convezione (lo scivolamento verso il basso nei fondovalle di aria fredda più densa), e che viene amplificata dall’inversione termica notturna.
Le basse temperature trasformano in ghiaccio l’acqua presente nelle cellule dei teneri germogli, portandoli alla morte per rottura delle membrane cellulari.
La cosa curiosa è che, il più delle volte, con queste condizioni climatiche, il danno è più visibile nella parte mediana e a volte alta dei vigneti posti in collina, piuttosto che nei fondovalle dove è più normale aspettarseli. Questo, perché le masse di aria gelata scendono e risalgono i fianchi delle colline a mano a mano che le temperature si abbassano.
Fortunatamente, nella zona del Nizza docg i danni sono stati limitati a pochi areali, grazie al fatto che il risveglio vegetativo della Barbera era appena iniziato e le gemme non erano del tutto ancora aperte.
È comprensibile come, da una parte, il viticoltore sia spinto a legare prima del risveglio vegetativo e, dall’altra, a ritardare - soprattutto se sa di avere vigneti in areali soggetti alle gelate.
Come sempre, starà solo a lui la scelta, che si baserà sulla sua capacità di lettura dei cambiamenti della vite, sulla conoscenza della posizione delle vigne e sull’esperienza delle generazioni precedenti nell’osservare, ricordare, tramandare.
L’osservazione e il trasferimento di conoscenza che avviene ricordando e raccontando annate passate ed episodi funesti (quali gelate, grandinate o siccità) sono alla base di quella che viene definita “la saggezza contadina”: quella saggezza empirica di chi ha provato, ha sbagliato, ma ha avuto la lucidità di ricordare; e questo dovrà sempre restare per i giovani vignaioli un monito quando arriverà il momento di prendere decisioni in agricoltura.
Ancora di più da prendere in considerazione, quando si progetta di impiantare una nuova vigna di Nizza!
Daniele Chiappone