Dal 2020, anche per il Nizza DOCG le locuzioni A.C. e D.C. assumeranno un secondo, importante significato dopo quello storico “Avanti Cristo” e “Dopo Cristo”: ovvero, Avanti e Dopo COVID-19.
Il Nizza, che è una denominazione recente, stava avviando un dialogo in tutto il mondo grazie al traino dei produttori, del territorio, del riconoscimento Unesco, ma soprattutto grazie a una qualità media sempre in aumento e a una maggiore definizione territoriale dei vini.
Noi produttori, quando volevamo semplificare, dicevamo che il 50% del Nizza DOCG si vende in giro per il mondo e il restante 50% rimane sul mercato interno; in realtà la percentuale export è più alta se andiamo a caricare il Nizza che viene venduto presso le cantine ai turisti, anche perché l'80% sono stranieri.
Quello che succederà al mondo del vino italiano e mondiale post Covid19 non è ancora del tutto chiaro, ma ci sono riscontri da cui partire per un ragionamento fondato su fatti certi:
Dopo le prime 2-3 settimane di quarantena in attesa, caratterizzate per lo più da immobilità, molte aziende si sono attivate sui social e sul web in generale per cercare di raggiungere direttamente il consumatore finale e soddisfare in modo alternativo la crescente richiesta di vino di qualità.
Questa sarà la chiave futura per tutte le cantine medio piccole italiane tra cui la maggioranza di quelle del Nizza: arrivare al cliente finale per ricercare una marginalità che consenta alle imprese di sopravvivere e investire.
Al contempo, però, raggiungere il consumatore è una nuova sfida, perché bisogna saper variare la comunicazione e i linguaggi fino ad oggi utilizzati e munirsi di strumenti adatti, ad esempio un e-commerce aziendale moderno, facile e intuitivo, per facilitare l'approccio anche ai meno esperti di vino.
Il 23 Marzo Il Gambero Rosso scriveva di un incremento generalizzato del 100% e oltre sulle vendite dei principali players degli e-commerce del vino; ma è davvero arrivato il momento della svolta dove la vendita del vino online non sarà solo più una piccola percentuale del mercato ma potrà diventare una fetta importante dei fatturati dei vignaioli italiani?
Recentemente, il 26 maggio, quindi a lockdown concluso, Il Sole 24 Ore cerca di fare una fotografia della situazione attuale del comparto vino in Italia calcolando una perdita di 2 miliardi di fatturato e di 5 anni di crescita.
Si aprono così numerosi interrogativi inerenti alla distribuzione e al consumo del vino di qualità prodotto da artigiani e piccoli vignaioli, che rappresentano quasi l'80% di chi produce Nizza DOCG.
In questo nuovo scenario di mercato, la vite si sta avviando a passi da gigante verso la vendemmia, e al contempo infonde in noi vignaioli del Nizza speranza ed energia al pari di tanti indicatori, tra cui il Dow Jones, come scriveva mercoledì su ig.com Liliana Farello:
“Avvio in rialzo per gli indici di Wall Street, con il Dow Jones che guida gli acquisti e in apertura sale di 340 punti (1,4%), continuando a viaggiare al di sopra della soglia psicologica dei 25 mila punti.”
Nel frattempo, tutte le aziende vitivinicole italiane stanno riflettendo sulla gestione delle proprie imprese e stanno valutando l’efficacia del loro apparato distributivo per cercare di non concentrarsi più in un solo mercato ma aprirsi a più possibilità.
Mentre scriviamo, raccogliamo le prime notizie che i mercati esteri si stanno a mano a mano rimettendo in moto: questa notizia ci permette di concludere la nostra analisi aprendo spiragli di vitale ottimismo che ci fanno ben sperare di ricordare questo periodo solo come un tremendo spavento da cui trarre, come sempre nella vita, una lezione per migliorarsi.
Gianluca Morino