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Rassegna stampa
NIZZA DOCG. Crescita del 4%. Ora al lavoro su gestione volumi e «mega»

Forte rallentamento delle vendite ma, pur sempre, una crescita. Si riassume così il 2020 della Docg Nizza, denominazione piemontese a cui il Coronavirus ha portato tante gatte da pelare, ma anche la consapevolezza che la capacità di adattamento è una virtù su cui poter fare conto nei prossimi anni.

L'ASSOCIAZIONE. I dati dell’associazione produttori dicono che le fascette distribuite dall’organismo di certificazione (Valoritalia) nel corso del 2020 hanno superato quota 620 mila, corrispondenti ad altrettante bottiglie messe in vendita, con un incremento del 4% sul 2019: "Non cresciamo a due cifre e con ritmi simili agli anni precedenti, se pensiamo che nel 2016 le fascette erano 300 mila, ma dobbiamo ritenerci soddisfatti”, osserva il presidente Gianni Bertolino. I motivi? Incremento costante del numero dei produttori associati (oggi 67, erano 40 nel 2016) e mercati esteri (dove finisce circa il 70% del prodotto) che hanno registrato chiusure meno lunghe rispetto all’Italia. Ma anche la capacità di reagire ai lockdown con lo spostamento dei programmi promozionali su eventi online e "potenziamento della comunicazione sui social network e della vendita sul web tramite l’Enoteca regionale del Nizza”.

IL MERCATO. Prevalentemente venduta sul canale Horeca (oltre 95%), la Docg Nizza (nelle versioni base, a 18 mesi, e riserva, a 30 mesi) è stata costretta a confrontarsi con l’assenza di turismo internazionale nell’area dell’Astigiano: "Il Covid-19 è arrivato in un momento di crescita in doppia cifra degli arrivi fino al 2019. E non è stato facile andare avanti per le nostre imprese che basano una buona fetta dei ricavi sulla vendita diretta”, afferma il presidente, a pochi mesi dalla scadenza del suo secondo mandato. L’associazione, considerata la riapertura di bar e ristoranti in molte regioni, naviga a vista e pianifica nuove attività di marketing: "In questo momento sono in corso delle campagne con la stampa specializzata del settore vino e del turismo. E, in estate, ci attendiamo la conferma del turismo di prossimità” rileva Bertolino "che lo scorso anno ha bilanciato in qualche modo l’assenza degli stranieri”. Di fronte a una clientela più sensibile ai temi ambientali, le imprese stanno rispondendo con un’accresciuta attenzione alla sostenibilità. Il 10% della superficie produttiva è biologica "e ci sono diverse aziende in fase di riconversione, così come molte cantine” aggiunge "utilizzano elettricità da fonti rinnovabili. Sappiamo bene che la vigna è il luogo dove bisogna accogliere il visitatore”.

IL FUTURO. Guarda già avanti il Comitato di gestione dei produttori del Nizza, che agisce nell’ambito della grande famiglia del Consorzio della Barbera d’Asti e vini del Monferrato, e che ha appena riassunto il progetto di territorio in un Manifesto di sei punti "La Docg ha un potenziale da un milione di bottiglie. E si tratta di capire tutti assieme se sia necessario prevedere un tetto massimo ai volumi”, osserva Bertolino. La preoccupazione è legata al rischio deprezzamento. Ad oggi, si parla di 22-23 euro a bottiglia per un Nizza in enoteca: "Prezzi remunerativi per le nostre cantine, che stanno incrementando la gamma, arrivata a ben 86 diverse etichette. È, tuttavia, necessario pianificare una corretta modalità di crescita collegata a una adeguata promozione”. Altro progetto allo studio è l’istituzione delle menzioni geografiche aggiuntive (mega). La mappatura del 2018 realizzata in collaborazione con Alessandro Masnaghetti sarà la base che porterà a una modifica del disciplinare: "Penso che entro la fine del 2022 potremmo raggiungere questo obiettivo. Riteniamo” conclude il presidente dell’associazione "che i nostri cru debbano passare finalmente, e su basi scientifiche, dalla carta alla realtà, a partire dalle quattro grandi aree già individuate”.