Il progetto collettivo di promozione del Nizza, la varietà locale di Barbera di Nizza Monferrato, portato avanti dalla Associazione dei Produttori del Nizza, incentiva il confronto e lo scambio tra le diverse cantine, vincendo timori e diffidenze, e ha l’obiettivo di diventare traino delle altre produzioni agricole e soprattutto del turismo.
Si racconta che due turisti americani, nel corso di un viaggio in Europa, abbiano imparato quanto fossero diversi i viticoltori dello Champagne da quelli del Piemonte. In Francia ogni produttore era pronto a giurare sulla bontà del vino dei vicini; in Piemonte, invece, chiunque venisse interpellato non esitava a mortificare il frutto del lavoro altrui, bollato come prodotto di scarsa qualità.
L'aneddoto, che gioca sullo stereotipo del piemontese interessato e calcolatore, ripiegato su sé stesso e poco incline ad anteporre il bene comune al proprio, ci viene raccontato da Paolo Lovisolo, direttore commerciale della Bersano Vini, nel corso di una visita nel museo che la sua azienda ha creato a Nizza Monferrato. A conclusione del percorso attraverso la collezione di attrezzi della vita contadina e delle stampe d'epoca raccolte da Arturo Bersano a partire dagli anni Cinquanta, Lovisolo osserva che lo stereotipo del racconto è stato l'avversario invisibile contro cui i vignaioli della zona, nel loro quasi ventennale percorso comune sotto forma di Associazione dei Produttori del Nizza, hanno voluto combattere, nella convinzione che da una cultura basata sullo scambio e sulla collaborazione avrebbero tratto vantaggio tutti.
Il gruppo, infatti, nasce come progetto collettivo di promozione della varietà locale di Barbera – il Nizza, appunto – e, al tempo stesso, del territorio che ha al suo centro l'omonima cittadina medievale. La piccola brigata degli inizi ha via via aggregato un numero sempre più nutrito di viticoltori che hanno sposato la missione di nobilitare il loro vino, un rosso dal colore rubino e dal distintivo gusto secco ed elegante.
Passo dopo passo, l'Associazione ha creato una realtà vinicola che sta conquistando sempre più consensi tra gli specialisti e i consumatori, un percorso esaltante premiato, nel 2014, dal riconoscimento della Nizza DOCG.
"Ogni produttore ritiene che il suo sia il vino più buono", spiega Giovanni Bertolino, presidente dell'Associazione. "Poi assaggia quello degli altri, e si rende conto che c'è chi lo fa meglio di lui. Ed è in quel momento che scatta lo stimolo per migliorare, provare qualcosa di nuovo, si ascoltano i consigli del vicino, si sperimenta una procedura nella cura delle viti, ci si procura botti realizzate con un legno diverso e magari l'anno successivo si ottiene un prodotto di qualità superiore."
Una filosofia che promuove il confronto e lo scambio tra le diverse cantine, vincendo timori e diffidenze, e trova applicazione nelle regolari degustazioni alla cieca, una strategia che ha consentito di elevare gradualmente la qualità generale della denominazione. Al consumatore doveva giungere un messaggio chiaro: ogni bottiglia con etichetta "Nizza" è una buona bottiglia: una rivoluzione rispetto al produttore piemontese raccontato nell'aneddoto. La scelta di optare per un disciplinare restrittivo, che prescrive l'uso esclusivo di vitigno Barbera, una resa di sette tonnellate per ettaro, e un invecchiamento minimo di 18 mesi, risponde alla volontà di promuovere una crescita armonica ed equilibrata della denominazione, e al contempo evitare che il Nizza possa diventare oggetto di speculazione, il fenomeno di una sola stagione destinato ad estinguersi con l'avvicendarsi delle mode.
Lo spirito collaborativo dei produttori, tuttavia, non si limita al succo delle loro vigne. L'intima associazione tra il vino e la zona di produzione rivela l'ambizione di fare da traino per la crescita di tutti i diciotto comuni che fanno parte dell'area di coltivazione.
"Il Nizza vuole essere una sorta di 'motore immobile' del territorio", afferma Daniele Chiappone, vicepresidente dell'associazione. "Intorno al vino vogliamo che crescano e le altre produzioni agricole, e soprattutto il turismo. Un turismo consapevole, non distratto e superficiale, che unisca il buon bere e il buon cibo, la natura e la cultura."
In questa direzione guarda la creazione di un 'Percorso del Nizza', ormai in via di ultimazione, da affrontare in moto, bici, a cavallo e anche a piedi, attraverso l'intera DOCG. Il tracciato entrerà in sinergia con i numerosi eventi già consolidati nel calendario di Nizza Monferrato – dalla tradizionale fiera di San Carlo, che si svolge tra fine ottobre e inizio novembre, alla kermesse letteraria "Libri in Nizza", fino a "Nizza è Barbera", la manifestazione dedicata al rosso principe di queste lande che, da quest'anno, ha aggiunto al consueto appuntamento di maggio una appendice a inizio ottobre.
Cuore di questo progetto ambizioso è Palazzo Crova, dimora nobiliare settecentesca ubicata nel centro di Nizza Monferrato, l'ideale passerella che mette in dialogo le diverse declinazioni del progetto di promozione del territorio. Nel palazzo ha sede l'enoteca Nizza, con la sua ricca collezione di vini e le degustazioni guidate.
Le cantine sottostanti, invece, ospitano l'Osteria "La Signora in Rosso", con un menù che offre i piatti tipici del Monferrato, come la torta verde e gli agnolotti al vino, ma riesce a stupire grazie a rivisitazioni della tradizione e contaminazioni con altre gastronomie, come nel caso del succulento sushi di Fassona e robiola. Il piano nobile del palazzo accoglie la collezione di dipinti lasciata da Davide Lajolo, controverso scrittore e giornalista, amico fraterno di Cesare Pavese, con opere di Renato Guttuso, Aligi Sassu e Carlo Carrà. Alcune sale, infine, sono dedicate al museo del Gusto, che accompagna il visitatore alla conoscenza della storia della cucina locale, delle eccellenze agricole e dell'allevamento, e dei personaggi, quali Francesco Cirio, che hanno portato il nome di Nizza nel mondo.
Le stanze di Palazzo Crova incuriosiscono il visitatore, che da questa dimora raccoglie gli spunti per nuove esplorazioni. Si farà dapprima tappa nei pittoreschi borghi del circondario – da Agliano Terme a San Marzano, da Castel Boglione a Mombaruzzo ricchi di testimonianze architettoniche del loro turbolento passato, il cui eco riverbera in tante pagine de "I promessi sposi".
Si procede poi verso le numerose cantine, dove mastri vinai quali la cordiale Susanna Galandrino, dell'azienda agricola "La Gironda", accompagnano curiosi ed appassionati a conoscere, e apprezzare, il frutto del loro lavoro. Si giungerà, infine, in cima all'erta che conduce alla "Panchina del Nizza", nel comune di Castelnuovo Belbo. Da questo punto di osservazione, contraddistinta dall'enorme postazione a sedere, l'occhio si perde nell'assecondare il profilo ondulato dei "sulì", i versanti meridionali delle colline, e dei filari di vigneti che ne percorrono la superficie e si viene sopraffatti dalla gloria che tutto ha mosso, il lavoro di concerto con la natura, il tesoro che i vignaioli di Nizza vogliono continuare a custodire.
Sostene Massimo Zangari